venerdì 12 giugno 2009


Mantova Il progetto dell' avvocato Rosanna Montecchi che ha fondato i Gat, gruppo acquisto terreni

«Investire in Borsa? Meglio la terra»

Tredici ettari di sfida. Obiettivo: difendere i risparmi e garantirsi prodotti naturali Finanza ed ecologia Ai cinquanta soci basteranno 20.000 euro di quota per diventare azionisti del fondo agricolo

MANTOVA - L' idea, dice, le ronzava in testa da almeno un anno e mezzo. Ma pareva fuori moda persino in una provincia contadina per dna. L' idea era un fondo in cui poter investire i risparmi. Mica però un fondo d' investimento: un fondo agricolo. Un campo, insomma. Una proposta per i piccoli risparmiatori desiderosi di restare, perdonate il bisticcio, coi piedi per terra. All' epoca, però, non erano molti. Un po' perché i Bernard Madoff erano ancora osannati come guru della finanza, non bollati come malfattori. Un po' perché, ai tempi, a risicare ancora si rosicava. Insomma, i prodotti derivati, anche da queste parti, facevano più gola di quelli coltivati. Adesso, però, è arrivato il brusco cambio di stagione. Le Borse sono colate a picco e la fiducia nell' alta finanza ancora più in basso. Così lei, l' avvocato Rosanna Montecchi, ha ritirato fuori il suo progetto. E, stavolta, pare sia davvero quella buona. Si chiama Gat, gruppo di acquisto terreni. E ogni riferimento ai Gas, i gruppi di acquisto solidale, quelli di chi si mette assieme per comprare roba da mangiare buona, genuina e a buon mercato, è tutt' altro che casuale. «Da anni faccio parte di un Gas - ammette l' avvocato mantovano, che da legale di banche è passata a fare il difensore dei consumatori - Così mi sono detta: perché non mettere insieme i risparmi di un po' di gente per comprare un terreno, dove coltivare frutta e verdura biologica?». Il terreno, lei e il commercialista Gianluca Marocci, suo braccio destro per le questioni societarie, l' hanno già individuato: tredici ettari più una cascina da rimettere in sesto (che in futuro potrebbe diventare una fattoria didattica), dalle parti di Marcaria. Ora c' è da trovare il contadino che lo coltiverà (ma c' è già una lista di papabili) e i cinquanta investitori che, secondo il business plan, dovrebbero sborsare 20 mila euro a testa, diventando proprietari ciascuno di un due per cento della Srl. «Non vogliamo ci siano posizioni dominanti tra gli azionisti - spiega Marocci - E metteremo vincoli per impedire l' uscita anticipata dalla società, almeno per i primi 5 anni, per non obbligare i soci a ulteriori esborsi». Anche se la terra oggi va forte come bene rifugio (al terzo posto dopo casa e Bot, secondo una recente indagine della Coldiretti), la molla per chi entra sarà più ecologica che economica. «Quel terreno, oltre ad essere un investimento e una fonte di cibi salutari, a uso e consumo dei soci ma anche della rete dei Gas, servirà pure a dire no ad Ogm e fertilizzanti chimici - spiega la Montecchi - e a sperimentare nuove tecniche agricole che preservino la terra. E speriamo di essere solo il primo di una lunga serie di Gat». L' avvocato dice di essersi ispirata ai «comandamenti della decrescita» del francese Serge Latouche. Ma altrettanto al caso suo avrebbe fatto l' invettiva di Berto Panada, il contadino mantovano del Baldus di Teofilo Folengo, che già cinque secoli fa elogiava chi mette in comune il poco che ha e se la prendeva con gli «avarazzi» che cercano oltretutto di rapinare i beni altrui. La lezione, gongola la Montecchi, l' hanno capita persino alcuni dipendenti di banca, che figurano tra la prima quarantina di sottoscrittori (il modulo di pre-adesione è sul sito www.gruppoacquistoterreni.it). Sono arrivate adesioni persino dalla Sardegna: «Avevano fatto piani d' investimento finanziario per i figli e si sono ritrovati con un pugno di mosche. Così hanno scelto di investire nella terra». Forse per i Gat è arrivata davvero la bella stagione. Luca Angelini 13 50

Angelini Luca

Pagina 13
(11 giugno 2009) - Corriere della Sera

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