Le banche che hanno venduto i bond Lehman ai risparmiatori di tutto il mondo rischiano di essere tagliate fuori dalla procedura di rimborso dei crediti ai loro clienti. La strategia degli istituti italiani, veicolati attraverso l'Abi, punta proprio a intermediare per conto della clientela la registrazione e il recupero dei crediti presso le amministrazioni delle società finite in amministrazione controllata, in particolare la casa madre americana Lehman Brothers Holding (Lbhi). Ma questa possibilità, a oggi, sembra esclusa - o quantomeno la sua percorribilità è controversa - dalla mozione presentata a fine maggio da Alvarez&Marsal, l'amministratore di Lbhi, con la quale si propone per il prossimo 24 agosto la data ultima (bar date) entro la quale chiedere l'insinuazione al passivo. Scaduto quel termine, se un credito che non risulta già iscritto nel bilancio di Lbhi o delle controllate e non viene registrato, diventa di fatto carta straccia.
L'Abi ha deciso di presentare un'opposizione - che sarà depositata probabilmente entro questa sera presso il tribunale di New York - al documento prodotto da A&M, il quale potrebbe mettere a repentaglio la possibilità di ottenere rimborso, seppure parziale, per la gran parte dei risparmiatori italiani.
Molti di loro, infatti, hanno affidato tutte le speranze di rivedere qualche soldo dei risparmi sfumati all'iniziativa dell'istituto di credito che gli ha venduto i bond. «Data la grande mole di rivendicazione dei crediti attesa - recita il punto 19 della mozione di A&M - la mozione sulla "Bar date" stabilisce esplicitamente che alle terze parti non è consentito rivendicare crediti per conto di altre parti, e le rivendicazioni di crediti fatte da persone diverse dal titolare del credito non verranno prese in considerazione». Dunque, o si muove il risparmiatore in prima persona oppure la registrazione è nulla. Questo non significa necessariamente l'esclusione dal recupero: la mozione stabilisce infatti che i crediti (dunque, le emissioni obbligazionarie) già iscritte nel bilancio di Lbhi e delle sue controllate sono automaticamente registrate. Il problema è che non sarà facile sapere se il proprio titolo è dentro o fuori quella lista: tra l'altro, A&M aveva assicurato che entro lo scorso primo giugno avrebbe pubblicato l'elenco di tutte le emissioni presenti nel passivo del gruppo in modo tale da consentire ai creditori l'accertamento della presenza del proprio titolo in bilancio. Ma ieri ancora non lo aveva fatto. Anche questo aspetto sarà contestato nell'atto di opposizione dell'Abi: non si può proporre una data ultimativa senza prima consentire di poter verificare quali emissioni sono in bilancio e quali no. L'associazione bancaria chiederà inoltre che sia prevista la registrazione automatica per tutti i crediti verso Lehman e non solo di quelli iscritti nei libri contabili. E questo perché, secondo la mozione di A&M, chi non ha il proprio titolo in quella lista, vede posto a suo carico l'onere di verificarne l'assenza e avviare la pratica di registrazione, altrimenti perde ogni diritto.
L'Abi si sta muovendo in fretta perché il termine per la presentazione di opposizione alla proposta di A&M è fissato per il 12 giugno. Il 17 giugno ci sarà l'udienza presso il tribunale di New York, dopodichè la mozione e la bar date del 24 agosto potrebbero diventare definitivi. Le banche italiane rischiano però di trovare la strada in salita: i principi fissati dalla mozione contestata si attengono alle linee guida stabilite in un regolamento interno sulla disciplina del Chapter 11 approvato lo scorso marzo dal Tribunale di New York. Queste prevedono che la proof of claim, ovvero la rivendicazione del credito, possa essere presentata e firmata solo dal creditore stesso. Unica eccezione: l'intermediazione affidata al rappresentante comune degli obbligazionisti. Ma, ironia della sorte, gran parte dei Lehman's bond people italiani si vedono negata anche questa possibilità: l'emissione principale venduta in Italia attraverso la società olandese Lehman Brothers Treasury, l'Euro Medium Term Program, non prevede la possibilità di nominare l'indenture trustee, il rappresentante degli obbligazionisti per l'appunto.
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