martedì 30 giugno 2009
lunedì 15 giugno 2009
PRECISAZIONI
come spesso accade, la trascrizione dei dati può causare errori.
Perciò ecco alcune precisazioni:
WWW.GRUPPOACQUISTOTERRENI.IT (al singolare e senza "di")
il sito é importante perché vi troverete la descrizione del fondo e potrete scaricare il modulo di adesione da inviare (meglio via fax) per essere inseriti nella lista dei chiamati all'assemblea precostitutiva dove verrà illustrato il business plan con ipotesi di rendimento e sviluppo del progetto nonché le modalità della procedura per l'acquisto vero e proprio del fondo.
Lo stesso sito rimanda direttamente a Facebook dove invece troverete aggiornamenti e notizie varie pertinenti all'iniziativa, come quelle che già trovate su questo Blog.
l'indirizzo mail é questo:
PROGETTOGAT@GMAIL.COM
A presto!
avv. Rosanna Montecchi
dott. Gianluca Marocci
sabato 13 giugno 2009
venerdì 12 giugno 2009
Mantova Il progetto dell' avvocato Rosanna Montecchi che ha fondato i Gat, gruppo acquisto terreni
«Investire in Borsa? Meglio la terra»
Tredici ettari di sfida. Obiettivo: difendere i risparmi e garantirsi prodotti naturali Finanza ed ecologia Ai cinquanta soci basteranno 20.000 euro di quota per diventare azionisti del fondo agricolo
MANTOVA - L' idea, dice, le ronzava in testa da almeno un anno e mezzo. Ma pareva fuori moda persino in una provincia contadina per dna. L' idea era un fondo in cui poter investire i risparmi. Mica però un fondo d' investimento: un fondo agricolo. Un campo, insomma. Una proposta per i piccoli risparmiatori desiderosi di restare, perdonate il bisticcio, coi piedi per terra. All' epoca, però, non erano molti. Un po' perché i Bernard Madoff erano ancora osannati come guru della finanza, non bollati come malfattori. Un po' perché, ai tempi, a risicare ancora si rosicava. Insomma, i prodotti derivati, anche da queste parti, facevano più gola di quelli coltivati. Adesso, però, è arrivato il brusco cambio di stagione. Le Borse sono colate a picco e la fiducia nell' alta finanza ancora più in basso. Così lei, l' avvocato Rosanna Montecchi, ha ritirato fuori il suo progetto. E, stavolta, pare sia davvero quella buona. Si chiama Gat, gruppo di acquisto terreni. E ogni riferimento ai Gas, i gruppi di acquisto solidale, quelli di chi si mette assieme per comprare roba da mangiare buona, genuina e a buon mercato, è tutt' altro che casuale. «Da anni faccio parte di un Gas - ammette l' avvocato mantovano, che da legale di banche è passata a fare il difensore dei consumatori - Così mi sono detta: perché non mettere insieme i risparmi di un po' di gente per comprare un terreno, dove coltivare frutta e verdura biologica?». Il terreno, lei e il commercialista Gianluca Marocci, suo braccio destro per le questioni societarie, l' hanno già individuato: tredici ettari più una cascina da rimettere in sesto (che in futuro potrebbe diventare una fattoria didattica), dalle parti di Marcaria. Ora c' è da trovare il contadino che lo coltiverà (ma c' è già una lista di papabili) e i cinquanta investitori che, secondo il business plan, dovrebbero sborsare 20 mila euro a testa, diventando proprietari ciascuno di un due per cento della Srl. «Non vogliamo ci siano posizioni dominanti tra gli azionisti - spiega Marocci - E metteremo vincoli per impedire l' uscita anticipata dalla società, almeno per i primi 5 anni, per non obbligare i soci a ulteriori esborsi». Anche se la terra oggi va forte come bene rifugio (al terzo posto dopo casa e Bot, secondo una recente indagine della Coldiretti), la molla per chi entra sarà più ecologica che economica. «Quel terreno, oltre ad essere un investimento e una fonte di cibi salutari, a uso e consumo dei soci ma anche della rete dei Gas, servirà pure a dire no ad Ogm e fertilizzanti chimici - spiega la Montecchi - e a sperimentare nuove tecniche agricole che preservino la terra. E speriamo di essere solo il primo di una lunga serie di Gat». L' avvocato dice di essersi ispirata ai «comandamenti della decrescita» del francese Serge Latouche. Ma altrettanto al caso suo avrebbe fatto l' invettiva di Berto Panada, il contadino mantovano del Baldus di Teofilo Folengo, che già cinque secoli fa elogiava chi mette in comune il poco che ha e se la prendeva con gli «avarazzi» che cercano oltretutto di rapinare i beni altrui. La lezione, gongola la Montecchi, l' hanno capita persino alcuni dipendenti di banca, che figurano tra la prima quarantina di sottoscrittori (il modulo di pre-adesione è sul sito www.gruppoacquistoterreni.it). Sono arrivate adesioni persino dalla Sardegna: «Avevano fatto piani d' investimento finanziario per i figli e si sono ritrovati con un pugno di mosche. Così hanno scelto di investire nella terra». Forse per i Gat è arrivata davvero la bella stagione. Luca Angelini 13 50
Angelini Luca
Pagina 13
(11 giugno 2009) - Corriere della Sera
giovedì 11 giugno 2009
Rilocalizzare
RILOCALIZZARE
“Significa produrre in massima parte a livello locale i prodotti necessari a soddisfare i bisogni della popolazione, in imprese locali finanziate dal risparmio collettivo raccolto localmente. Tutte le produzioni locali realizzabili su scala locale per i bisogni locali dovrebbero dunque essere realizzate localmente”
Tratto da S. Latouche “Breve trattato della Decrescita Serena”, pagg.49-50.
mercoledì 10 giugno 2009
addio alla Banca ed ai rating a "QUADRUPLA A"
Basta rating a "quadrupla A"
(da "La Gazzetta di Mantova del 27/5/2009)
Ecco i Gruppi di acquisto terra
Parte da Mantova la risposta alla crisi dei risparmiatori, scottati dai casi Cirio, Parmalat, bond argentini, Lehman e Alitalia: i Gat. Sono gruppi di acquisto dei terreni. Un'idea semplice e al tempo stesso rivoluzionaria, in nome della decrescita felice. Venerdì la presentazione del primo gruppo.
di Gabriele De Stefani
Cara banca, ti sistemo io. Parte dal cuore di Mantova - dallo studio legale Montecchi di via Corridoni - la sfida agli istituti di credito lanciata con la costituzione del primo Gruppo di acquisto terreni (Gat). Paura di vedere altri risparmi volatilizzarsi, dopo il crollo dell'ottobre scorso e quelli tutti italiani sotto i loghi Parmalat e Cirio? Sì, il motivo principale è questo. E' la risposta al problema è nuova, creativa: unire 50 medi risparmiatori, chiedendo loro di investire 20mila euro ciascuno e comprare un terreno agricolo. Per poi gestirlo insieme e farne una sede di produzione biologica.
L'obiettivo diventa duplice: garantire il mantenimento del proprio capitale poggiando sul bene rifugio per eccellenza (la terra) e darsi ad un'attività economica pulita sul piano ecologico ed etico. La madre del progetto è Rosanna Montecchi. Avvocato, dopo una carriera come legale delle banche ha deciso di saltare dall'altra parte della barricata. Prima nella sua attività professionale, assistendo i consumatori in causa contro gli istituti di credito. E poi con l'idea di fondare un gruppo di acquisto di terreni. L'ispirazione arriva dai gruppi di acquisto solidale (i Gas), reti di acquirenti che si uniscono per evitare i canali tradizionali del commercio, aggirando la grande distribuzione organizzata.
Qui invece chi decide di aderire deve unire i propri risparmi con quelli degli altri associati. La quota richiesta è di 20mila euro. L'obiettivo, per partire con il primo esperimento, è raggiungere 50 adesioni. Già individuato il terreno adatto: si punta all'acquisto di una cascina ad Ospitaletto. Il tutto costituendo una società a responsabilità limitata che affiderebbe a un contadino la gestione del terreno ma manterrebbe il potere di decidere lungo quali direttrici far muovere la produzione.
Una sorta di cooperativa in cui tutti i soci siano allo stesso livello e siano coinvolti nella gestione aziendale. É quella che Serge Latouche, teorico della decrescita, chiama la rilocalizzazione della produzione: a due passi da casa e con la partecipazione diretta di chi, magari residente in zona, ci mette il capitale. Un sano ritorno al passato, nelle intenzioni dei promotori, caratterizzato da una bella dose di trasparenza nella gestione del denaro investito. Ben altra cosa rispetto ai criptici fondi comuni di investimento, dove il controllo finisce fatalmente per disperdersi.
Per diffidenza, se non per paura, con il gruppo di acquisto di terreni si offre un'alternativa al deposito bancario. «Ma non vogliamo fare concorrenza agli istituti di credito - chiarisce la Montecchi - Il nostro obiettivo è solo dare ai piccoli risparmiatori una chance di acquistare un bene reale senza indebitarsi e potendolo gestire di persona». E allora, se non è fuga dalla banca, è anche qualcosa di più, perché è corsa al bene rifugio, alla riserva di valore per eccellenza.
Per intenderci: se si vuole rischiare meno, si può passare solo al deposito sotto al cuscino. E per questo agli investitori è richiesto un impegno di medio-lungo periodo: siccome l'obiettivo è tutelare il valore dei risparmi, non c'è spazio per manovre speculative. E nel Gat si deve rimanere per almeno 15 anni, salvo casi eccezionali.
Quel che è certo è che nei progetti di Rosanna Montecchi, affiancata dal commercialista Gianluca Marocci, c'è anche un'idea ben precisa su come condurre l'azienda agricola che nascerà. La parola d'ordine è una sola: biologico. Niente organismi geneticamente modificati, niente legami con la grande distribuzione. I canali di vendita diventano due: le cinquanta famiglie azioniste e, soprattutto, la crescente rete dei gruppi di acquisto solidale.
E proprio da chi frequenta questi gruppi - una vera e propria nicchia ideologica ed economica - stanno arrivando le adesioni per il primo Gat: sul tavolo ci sono già un centinaio di potenziali investitori (solo in parte mantovani: arrivano e-mail da tutto il nord Italia). Tant'è che la mente inizia subito a correre a possibili sviluppi futuri: «Il sogno è costruire una rete di Gat - conclude Montecchi - con un'associazione-satellite attorno alla quale farli ruotare. Ma per questo ci sarà tempo».
(27 maggio 2009)
lunedì 8 giugno 2009
continua....
Un articolo del Financial Times informa che il governo argentino sta subendo pressioni affinché vieti l’uso di un composto chimico usato nei diserbanti più venduti al mondo, dopo che una nuova ricerca ha scoperto che potrebbe essere dannoso alla salute umana.
Un gruppo di avvocati ambientalisti argentini ha presentato una petizione alla Corte suprema del Paese chiedendo che venga imposto un divieto di sei mesi sulla vendita e uso del glifosato, che è il prodotto base i di molti diserbanti, compresi alcuni della multinazionale Monsanto.
Il divieto, se approvato, significherebbe, secondo Guillermo Cal il direttore esecutivo dell’associazione argentina di aziende che producono fertilizzanti che “non si potrebbe fare agricoltura in Argentina”. L’Argentina è infatti diventata uno dei più grandi esportatori di cibo al mondo, per lo più grazie all’uso di sementi geneticamente modificate costruite per resistere al glifosato. Questo ha permesso, si legge nell’articolo, ai coltivatori di soia di aumentare il loro reddito seminando direttamente senza rimuovere la terra e quindi spruzzando il diserbante per uccidere le erbacce senza colpire il nuovo raccolto.
Il paese è il maggiore esportatore al mondo di olio di soia e il secondo per esportazioni di cereali, oltre ad essere il terzo per semi di soia. Il Glifosato è il diserbante più usato e gli agricoltori spendono ogni anno $450m per consumare i 150m che annualmente spruzzano sui loro raccolti, afferma Cal.
Qualsiasi divieto del glifosato potrebbe avere gravi conseguenze economiche: il già indebitato governo governo Argentino conta molto sulle tariffe imposte sulle esportazioni agricole.
“Sappiamo di stare fronteggiano Golia” dice ai giornalisti dell’FT Mariano Aguillar direttore esecutivo dell’associazione di avocati ambientalisti che ad Aprile di quest’anno ha presentato la petizione. L’associazione si è mossa sulle basi di una ricerca condotta da Andrés Carrasco, uno scienziato che lavora per l’istituto di ricerca pubblica Conicet. Secondo gli studi condotti da Carrasco anche solo piccolissime quantità di glifosato potrebbero causare malformazioni negli embrioni delle rane quindi, per estrapolazione, potrebbero avere conseguenze dannose per gli esseri umani.
“Ritengo che la classificazione di tossicità del glifosato sia troppo bassa… in alcuni casi questo può essere un veleno potente” ha dichiarato Carrasco al FT. Il ricercatore ha affermato che alcune persone, che abitano vicino a zone di produzione della soia, già dal 2002 hanno segnalato dei problemi, cioè un paio di anni dopo il primo grande raccolto fatto usando semi modificati geneticamente, il cui uso è stato approvato in Argentina nel 1996.
Ricerche condotte da altri scienziati e prove scientifiche presentati da alcuni attivisti locali mostrano un'alta incidenza di difetti alla nascita e di cancri nelle persone che vivono vicino alle zone dove i campi vengono spruzzati con disserbante. Uno studio condotto dal dottor Rodolfo Páramo, nella provincia agricola di Santa Fé ha segnalato 12 malformazioni in 250 nascite, un numero ben al di sopra del tasso normale.
domenica 7 giugno 2009
AH! LA PROCEDURA!
Rimborsi a rischio sui bond Lehmandi Laura Serafini | |||
| 6 Giugno 2009 | |||
Le banche che hanno venduto i bond Lehman ai risparmiatori di tutto il mondo rischiano di essere tagliate fuori dalla procedura di rimborso dei crediti ai loro clienti. La strategia degli istituti italiani, veicolati attraverso l'Abi, punta proprio a intermediare per conto della clientela la registrazione e il recupero dei crediti presso le amministrazioni delle società finite in amministrazione controllata, in particolare la casa madre americana Lehman Brothers Holding (Lbhi). Ma questa possibilità, a oggi, sembra esclusa - o quantomeno la sua percorribilità è controversa - dalla mozione presentata a fine maggio da Alvarez&Marsal, l'amministratore di Lbhi, con la quale si propone per il prossimo 24 agosto la data ultima (bar date) entro la quale chiedere l'insinuazione al passivo. Scaduto quel termine, se un credito che non risulta già iscritto nel bilancio di Lbhi o delle controllate e non viene registrato, diventa di fatto carta straccia.
|
sabato 6 giugno 2009
PESTICIDI NEL PIATTO: RAPPORTO 2009
"Il trend per cui si era osservato negli ultimi anni un costante miglioramento e la diminuzione della quantità di residui chimici rilevati nell’ortofrutta in vendita nei nostri mercati sembra purtroppo si sia arrestato e in questa edizione di Pesticidi nel piatto, che rappresenta il quadro delle analisi compiute nel corso del 2008, presentiamo dati in peggioramento rispetto allo scorso anno o, nel migliore dei casi, simili a quelli dell’anno precedente."
Così Legambiente introduce l’edizione 2009 del rapporto annuale che raccoglie ed elabora le analisi fatte dalle Arpa, Asl e laboratori zooprofilattici su frutta, verdura, olii e vini, ovvero prodotti ortofrutticoli e derivati.
Il dossier è stato presentato a Roma, nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato Rossella Muroni, direttrice generale di Legambiente, Francesco Ferrante, responsabile Agricoltura dell’associazione, Antonio Longo, presidente del Movimento Difesa del cittadino e Francesco Panella, presidente UNAApi (associazione nazionale apicoltori).
Tra le note più significative la diminuzione dei controlli - quasi 1300 in meno le analisi fatte rispetto all’anno scorso - e l'aumento tra i campioni analizzati di quelli irregolari per concentrazioni troppo elevate di residui di agrofarmaci.
Complessivamente le analisi svolte dai laboratori pubblici provinciali e regionali hanno preso in considerazione 8764 campioni, di cui 109 sono risultati irregolari, pari all’1,2 per cento del totale, in leggero aumento rispetto al 2008 (1 per cento), mentre su 2410 (il 27,5 per cento) è stata rilevata la presenza di uno o più residui.
Aumenta rispetto all’anno precedente anche la percentuale di campioni con uno o più residui nei prodotti derivati (19,5%) e nelle verdure (16,3%).
“Gli ultimi dati Istat - ha dichiarato Rossella Muroni - ci dicono che già nel 2007 la quantità totale dei fitosanitari distribuiti per uso agricolo in Italia era aumentata del 3% rispetto al 2006, passando da 148,9 a 153,4 mila tonnellate. Un dato questo, abbastanza preoccupante, perché sembra indicare che lo sforzo sinora sostenuto dall’agricoltura italiana per offrire ai consumatori prodotti sempre più sani e per ridurre l’inquinamento abbia subito uno stop”.
venerdì 5 giugno 2009
vi aspettiamo
Parleremo di G.A.T. Gruppo Acquisto Terreni come esempio di nuovo modello di economia
nell'ambito degli incontri organizzati dalla Associazione Villa Buri Onlus:
DAL 5 AL 7 GIUGNO 2009 - I CANTIERI DEI MONDI NUOVI
Economia di giustizia - Dialogo interculturale e interreligioso - Ambiente e territorio
maggio-giugno 2009
CANTIERI DEI MONDI NUOVI 2009
"Fra il benessere delle merci e il ben-essere delle persone"
sabato 6 giugno "Cantieri del dialogo" e "Legalità e Giustizia"
domenica 7 giugno "Nuovi modelli di Economia"
PROGRAMMA:
IV edizione
Religioni e povertà
Villa Buri (Verona)
http://www.villaburi.it/
Erbicidi, amici mortali dell'uomo
La mentalità economica che preferisce produrre a costi sempre più bassi senza considerare la qualità dei prodotti e gli aspetti agronomici sta distruggendo ogni forma di vita sul pianeta, compresa quella umana. Dove si vuole arrivare? A che serve ricercare la ricchezza se sono in pochi a porter godere di essa?
Paesaggi spettrali si delineano lungo le colline del prosecco papabili di tutela addirittura dall’Unesco come “patrimonio dell’umanità”.
Qual è la causa di questo spettacolo innaturale?
L’annaffiamento abbondante di “erbicidi” lungo le righe disegnate dai filari delle viti di prosecco.
Il colore rossastro dei ciuffi d’erba letteralmente essiccati dalle sostanze chimiche che li hanno soffocati disegnano righe con effetto “giallo-rosso-secco” che contrastano in modo stridente con il colore verde intenso dell’erba rimasta incolume fra i filari.
La convenienza economica di produrre a costi sempre più bassi in barba ad aspetti agronomici e di qualità dei prodotti fa sì che la flora erbacea non sia più “un’alleata contro l’erosione, nel mantenimento della sostanza organica nel terreno, nel controllo del vigore vegetativo della vite, nel miglioramento dei parametri enologici, nell’aumento della biodiversità e quale contributo all’aspetto scenografico del paesaggio” ma “un’erbaccia nel vigneto che si deve combattere con una lotta senza quartiere”. Rispetto al taglio dell’erba ed al suo utilizzo come “pacciamatura”, applicabile in “piccole e specifiche situazioni”, gli “erbicidi sono efficaci, facili da applicare, ma soprattutto, hanno un rapporto costo beneficio molto positivo”. (Centro Ricerche Agricoltura - Conegliano).
Tralasciamo brevemente il beneficio economico ed esaminiamo più attentamente il costo sociale.
Quali sono questi “erbicidi” ?
Dai dati ARPAV rileviamo che nel 2007, nella provincia di Treviso, sono stati impiegate 55 tonnellate di “Glyphosate” ed 8 tonnellate di “Glufosinate ammonium”.
Acqua fresca? Tutt’altro!!!!
Il “Glufosinate ammonium” è stato recentemente mosso al bando dalla Comunità Europea perché classificato CMR (C=carcinonogenic; M=mutagenic; R = classified as Toxic for reproduction).
Inoltre, secondo i dati in letteratura rilevati del Prof. Gianni Tamino, il Glufosinate-ammonio è correlato a disturbi neurologici, respiratori, gastrointestinali, ematologici e a difetti di sviluppo dei neonati nell’uomo.
E’ tossico per le farfalle e numerosi altri insetti benefici come pure per le larve delle cozze ed ostriche, per la Dafnia e per alcuni pesci d’acqua dolce come la trota arcobaleno.
Inibisce batteri e spore benefici della terra specialmente quelli che fissano i composti azotati.
Il Glifosate e’ la più frequente causa di problemi e avvelenamenti in Italia (Sistema Nazionale di Sorveglianza delle Intossicazioni Acute da Fitosanitari (SIAF) - rapporto 2005). Disturbi di molte funzioni del corpo sono state riportati dopo l’esposizione a normali livelli d’uso. E’ quasi raddoppiato il rischio di aborto spontaneo ritardato e i bambini nati dai lavoratori esposti hanno evidenziato un livello elevato di deficit neurologici.
Il Roundap (il preparato della Monsanto a base di Glifosate ) provoca un’alterazione della mitosi cellulare che può essere collegata al tumore presente nell’uomo.
Gli erbicidi stanno causando molti danni agli ecosistemi del nostro pianeta
Il Glifosate provoca ritardi nello sviluppo dello scheletro nel feto dei ratti di laboratorio.
Inibisce la sintesi degli steroidi ed è genotossico nei mammiferi, nei pesci e nelle rane.
E’ letale e altamente tossico per i lombrichi.
Inoltre il glifosate è uno dei pesticidi maggiormente presente nelle falde acquifere sotterranee.
La domanda finale è sempre la stessa: dove vogliamo andare?
Siamo consapevoli che la smania di far soldi, tanti e presto, ci porta alla cecità?
Cosa ne facciamo della ricchezza facile quando siamo gravemente ammalati (o peggio morti) ?
La rincorsa ad una ricchezza effimera interessa solo una minima parte degli abitanti mentre danneggia e fa ammalare il resto della popolazione. Una smania che sta uccidendo gli ecosistemi locali e la biodiversità.
Cosa vogliamo lasciare dietro di noi, la distruzione e l’inquinamento totale?
Fermiamoci un attimino… e riflettiamo. Finché siamo in tempo...
Gianluigi Salvador e Luciano De Biasi